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Titel
Die dritte Dimension. Eine vergleichende Geschichte der Berge in der Neuzeit


Autor(en)
Mathieu, Jon
Erschienen
Basel 2011: Schwabe Verlag
Anzahl Seiten
242 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Andrea Bonoldi, Dpiartimento di economia, Trento

Proseguendo su di un percorso di ricerca che dura ormai da diversi decenni, e che lo ha portato ad allargare costantemente il raggio d’azione delle sue indagini, Jon Mathieu ci propone ora uno studio con tratti innovativi, sia per quanto riguarda l’oggetto preso in esame, che per la metodologia adottata. Come definito programmaticamente fin dal titolo, il libro aspira a proporre “una” – e qui la scelta dell’articolo indeterminativo stempera un po’ l’ambizione – storia comparata delle montagne in età moderna (un’età moderna nell’accezione tedesca del termine, che incorpora anche la contemporaneità). Essendo partito dai Grigioni, e avendo affrontato poi l’intero arco alpino – molti lettori ricorderanno l’importante Storia delle Alpi 1500-1900. Ambiente, sviluppo e società, uscita nella sua versione originale nel 1998 – Mathieu arriva ora a proporre un confronto globale tra le principali aree montuose del pianeta in prospettiva storica. Lo fa, e qui giungiamo all’aspetto metodologico, accostando all’approccio socio-economico tipico dei suoi primi studi un’ottica che riprende alcune suggestioni importanti dei cultural studies (dagli aspetti della percezione e dell’acquisizione concettuale dei fenomeni alle dinamiche di potere insite nei processi storici), cui lo studioso svizzero si è avvicinato in anni recenti (ad esempio con l’interessante volume da lui curato nel 2005 con Simona Boscani Leoni, dal titolo Die Alpen! Zur europäischen Wahrnehmungsgeschichte seit der Renaissance / Les Alpes! Pour une historie de la perception européenne depuis la Renaissance).

In tal senso il lavoro risulta assai stimolante, poiché troviamo tematizzata l’esperienza storica delle aree montane del pianeta considerate nella loro globalità. Ma in questo obiettivo di ampio respiro sta pure quello che pare il limite principale del libro: anche per uno studioso del calibro di Mathieu risulta infatti piuttosto arduo dare ragione della ricchezza e complessità dell’argomento, indagato peraltro con strumenti piuttosto eterogenei, in poco più di duecento pagine di testo.

Il lavoro si articola in quattro parti principali: la prima dedicata al processo di globalizzazione – politico e culturale – della percezione delle aree montane (Globalisierung der Wahrnehmung), la seconda ai processi demografici e insediativi (Bevölkerung und Urbanisierung), la terza ad agricoltura, allevamento, famiglia e mobilità (Landwirtschaft, Familie und Mobilität), la quarta infine alla molteplicità delle manifestazioni culturali e all’impatto della modernità (Kulturelle Vielfalt und Modernität).

Il testo prende le mosse dalla Conferenza mondiale sul clima e l’ambiente di Rio de Janeiro del 1992, dove venne elaborata l’Agenda 21, che fissava le linee guida per le politiche ambientali e di sviluppo per il XXI secolo: il tredicesimo dei quattordici paragrafi che compongono il documento e` interamente dedicato allo sviluppo sostenibile delle aree montane del pianeta. Per Mathieu si tratta di un punto di svolta nel modo in cui la montagna viene percepita dall’opinione pubblica mondiale come specifica realtà di insediamento umano e componente importante dell’ecosistema globale, cui tra l’altro avrebbe fatto seguito la decisione dell’Onu di dichiarare il 2002 “Anno internazionale della montagna”. Da qui dunque l’autore parte per analizzare, a ritroso, alcune tappe cruciali del processo che ha portato alla costruzione di una percezione universale dell’idea di montagna. Il ragionamento procede seguendo coerentemente un doppio filone, politico e culturale.

Sotto il profilo politico, la percezione europea della montagna ha assunto in età moderna nuovi significati attraverso il contatto con aree montane di altri continenti, sull’onda delle scoperte geografiche e dell’espansione coloniale. Dal punto di vista culturale invece, è stato cruciale il mutamento di ottica che ha avuto luogo in ambito europeo per quanto riguarda il rapporto con la natura, e dunque anche con la montagna, vista sia come oggetto di indagine scientifica che come scenario dell’esperienza umana e fonte d’ispirazione artistica. Colombo, i conquistadores, Alexander von Humboldt, Jule Blache e Carl Troll sono alcuni tra i personaggi che accompagnano la ricostruzione di Mathieu, che tocca temi come la rappresentazione cartografica, la ricerca della vetta più alta o l’affermazione della montagna come protagonista nell’ambito del dibattito politico sui temi ambientali e dello sviluppo.

Nella seconda parte si affrontano argomenti in qualche misura più classici nell’ambito della ricerca storico-sociale, come la demografia, l’agricoltura, la struttura familiare, la mobilita`. L’approccio e`, ovviamente, di tipo comparativo, e si basa su di una collezione di casi selezionati nei principali gruppi montuosi del pianeta, impiegati dall’autore per illustrare i singoli temi. Così le dinamiche insediative generali vengono analizzate prendendo in esame aree di popolamento antico (montagne mediterranee e Ande) e più recente (Cina e Appalachi), mentre per l’urbanizzazione vengono considerate in particolare Lhasa, con la sua forte connotazione religiosa, e Città del Messico, segnata da una continuità insediativa di lungo periodo in un contesto ambientale tutt’altro che facile. Per l’allevamento si citano la Kirghisia (ossia il Kirghizistan) e la Castiglia con la “mesta”, per le strutture familiari il Karakorum, per la mobilità il Caucaso etc. Ora, per quanto gli esempi riportati siano senz’altro interessanti, a volte si ha la sensazione che essi siano insufficienti per supportare empiricamente le formulazioni di natura più generale che l’autore propone. Che sono, intendiamoci, piuttosto convincenti, ma che proprio per questo meriterebbero forse una trattazione più ampia delle ottanta pagine loro concesse in questa parte del volume. Nelle quali, peraltro, manca anche lo spazio per un cenno più strutturato ad aspetti non certo marginali nell’esperienza delle popolazioni montane, come il rapporto con le risorse naturali non agricole (dal legname, ai minerali, all’acqua) o le attività di trasformazione (artigianato e manifattura) e scambio (commercio e trasporti).

Con il quarto capitolo Mathieu torna ai temi culturali, affrontando nuovamente la percezione delle montagne nel quadro dell’evoluzione del pensiero europeo – dall’Illuminismo al Romanticismo – l’affermarsi della “natura selvaggia” (Wilderness) come valore in sé, in senso estetico e filosofico, nella cultura nordamericana, o le diverse forme in cui si manifesta il rapporto tra religione e montagna, con la sacralità dei monti che risulta molto più radicata nella cultura andina e soprattutto in quella asiatica che non in quella europea. In conclusione, l’autore analizza gli aspetti conflittuali del rapporto tra l’Occidente e le aree montane del resto del pianeta, sulla base di tre ambiti di indagine: il colonialismo, l’alpinismo e il turismo. Ognuno di questi aspetti mette in luce, in epoche e con modalità diverse, evidenti asimmetrie nei rapporti tra gli attori coinvolti.

Parlando della dimensione religiosa, Mathieu afferma che se “richiamiamo alla memoria le forme di appropriazione (Aneignung) culturale delle montagne in Occidente e le confrontiamo con quelle appena descritte dell’Oriente, non possiamo sfuggire alla constatazione che le differenze sono più evidenti delle similitudini” (p.181, traduzione di chi scrive). Ciò sembra valere, in realtà`, per tutti gli aspetti affrontati nel volume.

I punti di forza del lavoro di Mathieu, più che bastevoli a renderne a mio avviso consigliabile la lettura, sono sostanzialmente due. Il primo è il fatto di aver affrontato le aree montuose del pianeta in un’ottica globale, il che costituisce una novità pressoché assoluta per quanto riguarda la ricerca storica: gli esempi citati e le piste di ricerca indicate andranno senz’altro approfondite ulteriormente.

Il secondo merito sta nell’aver dimostrato in modo puntuale e attingendo a una letteratura ampia e tutt’altro che scontata come i fenomeni economici, sociali e culturali che si manifestano nelle regioni montane del pianeta siano fortemente condizionati dal percorso storico che hanno alle spalle (pathdependence), più che dai fattori di contesto. Viene così fornita una chiave di lettura stimolante per sfuggire tanto agli eccessi di un determinismo ambientale sempre in agguato quando si parla di ambiti geografici in qualche misura “estremi”, quanto a uno strutturalismo di maniera piuttosto diffuso nelle scienze sociali contemporanee. Ciò comporta forse anche una certa perdita di potenziale euristico del concetto di “terza dimensione”, ma non è affatto detto che si tratti di un male.

Citation:
Andrea Bonoldi: Recensione di: Jon Mathieu: Die dritte Dimension. Eine vergleichende Geschichte der Berge in der Neuzeit, Basel, Schwabe Verlag, 2011. Prima pubblicazione in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 151, pagine 166-168.

Redaktion
Veröffentlicht am
23.05.2013
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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